Lettera aperta ai candidati – europee 04

Roma,  maggio 2004 – Le prossime elezioni per il Parlamento Europeo apriranno una legislatura che marcherà importanti cambiamenti per l’Europa. L’allargamento a nuovi membri, la riforma delle istituzioni comunitarie e soprattutto il nuovo scenario mondiale apertosi con l’11 settembre, impongono scelte fondamentali che saranno discusse anche a livello parlamentare. Con questa lettera aperta le nostre organizzazioni non governative, impegnate in azioni di sviluppo e d’aiuto umanitario a fianco delle popolazioni del Sud del mondo, si uniscono all’iniziativa del movimento delle ONG europee, anche nell’ambito della struttura di coordinamento CONCORD, ed a tutta la società civile europea. Chiediamo ai candidati al Parlamento dell’Unione di dichiarare il loro impegno a favore di una politica di cooperazione allo sviluppo coerente con gli impegni sin qui sottoscritti ed all’altezza del ruolo che un’Europa comunitaria “potenza civile” deve esercitare all’interno dello scenario mondiale.

In particolare chiediamo:

· che per le politiche di cooperazione allo sviluppo siano definite chiare priorità, ovvero la lotta alla povertà, l’affermazione dei diritti umani e della democrazia;
· che ci sia coerenza e complementarietà nelle relazioni esterne delle istituzioni europee: le politiche del commercio, per l’agricoltura e l’industria ittica, la politica estera e di sicurezza comunitaria non devono ostacolare gli impegni intrapresi a favore dello sviluppo;
· di assicurare un ruolo centrale, per quanto concerne l’elaborazione delle politiche di sviluppo, al dialogo organico con le istanze della società civile del Nord e del Sud del mondo impegnate su questi temi.

1) Chiare priorità per le politiche europee d’aiuto allo sviluppo.

Lotta alla povertà, rispetto dei diritti umani, sviluppo sostenibile e sostegno ai processi democratici devono essere le priorità dichiarate e praticate nell’ambito dei programmi di cooperazione allo sviluppo dell’Unione. In particolare, chiediamo che l’U.E. assuma un ruolo guida nell’impegno a favore dei Millennium Development Goals, destinando un volume adeguato delle proprie risorse. La scadenza del budget comunitario nel 2007 e la discussione sulle allocazioni per il periodo 2007-2013 rappresenterà un passo fondamentale in questo senso e della quale il Parlamento ha la piena titolarità.

A questo scopo, le risorse comunitarie destinate all’aiuto devono essere duplicate, in modo da raggiungere la quota dello 0,7% del PIL sia a livello comunitario che degli stati membri. Chiediamo che il Parlamento definisca una chiara tabella di marcia verso questo obiettivo, e che l’iniziativa dell’incremento delle risorse sia completata da misure di cancellazione del debito per i paesi più poveri (non sostitutive ma integrative agli aiuti). Il 70% del budget complessivo dovrà essere dedicato ad iniziative verso i paesi più poveri, contrariamente alla pratica attuale che privilegia i paesi a reddito medio o confinanti con lo spazio europeo, che dovrebbero invece essere prevalentemente sostenuti nei loro processi di trasformazione democratica basate sul rispetto dei Diritti umani e nelle riforme sociali a favore delle classi meno abbienti.

Il Parlamento deve chiedere alla Commissione di riferire ogni anno sulle iniziative concrete messe in campo per implementare i MDGs. Chiediamo inoltre che il Parlamento indirizzi e controlli la Commissione anche sulla reale implementazione della cosiddetta iniziativa 20/20 proposta dalle Nazioni Unite in occasione della Conferenza di Copenaghen sullo sviluppo sociale.
Chiediamo infine che le prevista budgetizzazione del Fondo europeo per lo sviluppo ( FED) non vada a detrimento degli obiettivi prioritari contenuti nella Convenzione UE-ACP di Cotonou prevista in scadenza nel 2020.

2) Coerenza con le politiche di sviluppo delle politiche commerciali, per l’agricoltura e il comparto ittico e quelle legate alla sicurezza e difesa comune.

Nell’ambito della prevista riforma delle istituzioni comunitarie esiste il rischio concreto di una subalternità delle politiche d’aiuto allo sviluppo ad altre logiche legate agli interessi commerciali comunitari o alla lotta al terrorismo. Per questo chiediamo che venga nominato un Commissario europeo all’aiuto allo sviluppo, con diritto di voto pieno e quindi non subordinato agli altri Commissari incaricati delle politiche commerciali o di difesa e sicurezza comune.

Da questa prima esigenza deriva anche il richiamo che il Parlamento deve esercitare in ordine alla necessaria coerenza e complementarietà tra i vari aspetti delle politiche esterne europee: tra quella allo sviluppo e quella del commercio estero in particolare, attraverso incontri regolari tra i vari responsabili, accompagnata dalla necessità di promuovere il cosiddetto Fair trade. Il Parlamento deve essere quindi consultato su ogni trattato commerciale per valutarne la coerenza con le politiche di sviluppo; l’Europa deve cominciare ad agire con una politica univoca a livello sia del WTO che della Banca mondiale e del FMI. Crediamo inoltre che il Parlamento debba avere un ruolo anche nel monitorare le attività delle imprese in relazione al rispetto delle clausole sociali come stabilite dall’OCSE.

Sappiamo che il 40% del budget comunitario viene speso per sostenere la politica agricola comune, il risultato è che ogni mucca europea riceve sussidi giornalieri per due euro mentre più di un miliardo di individui vive con meno di un euro al giorno. Il Parlamento deve quindi promuovere un’azione di riforma della Pac che preveda misure anti dumping, ovvero di aggiustamento di quei meccanismi che oggi distorcono la concorrenza delle merci provenienti dai paesi più poveri.

Infine il tema dell’attualissima coerenza tra politica estera di sicurezza e difesa comune e politiche di aiuto allo sviluppo. Dopo l’11 settembre l’agenda politica europea e mondiale sembra essere rivolta quasi esclusivamente alle questioni legate alla sicurezza ed alla lotta al terrorismo, con il doloroso corollario delle guerre illegali ancora in corso. Pur non negando queste evidenze crediamo che una vera politica di riduzione delle instabilità a livello mondiale debba essere basata su di un’efficace azione di ripristino delle legalità internazionale e di concrete azioni atte a sconfiggere le condizioni di sottosviluppo ed il deficit democratico. In particolare ribadiamo la necessità che le politiche di cooperazione allo sviluppo non vengano in nessun modo subordinate a quelle di sicurezza e difesa, e che le azioni d’aiuto umanitario, oggi a rischio di essere confuse con le stesse azioni di guerra, restino totalmente indipendenti da queste.

Da questo la necessità che della struttura europea per l’emergenza ECHO sia salvaguardata l’imparzialità, la neutralità e l’indipendenza. Chiediamo, infine, che il Parlamento vegli sulla necessità che le nuove politiche di difesa comune non debbano in nessun modo essere finanziate a detrimento di quelle dedicate allo sviluppo.

3) Il ruolo del Parlamento nel sostegno del “dialogo civile”: una garanzia di democraticità e partecipazione

Per realizzare gli obiettivi che indichiamo con questo nostro documento, riteniamo decisiva la presenza di una Commissione sviluppo all’interno del Parlamento, titolata a trattare le politiche comunitarie in materia d’aiuto, diritti umani ed aiuto umanitario e che possa dialogare con le commissioni incaricate degli altri aspetti della politica estera comunitaria per vagliarne la coerenza. Riteniamo inoltre di cruciale importanza che il Parlamento si faccia carico, attraverso un’attività strutturata e vincolante, del cosiddetto “dialogo civile” cioè il promuovere tutte quelle iniziative di coinvolgimento della società civile del Nord e nel Sud nella formazione del livello politico delle decisioni inerenti alla politica di cooperazione.