LIBERI DI RESTARE, LIBERI DI PARTIRE: Cooperazione Internazionale allo Sviluppo e Mobilità Umana

” E’ necessario garantire la protezione e promozione della libertà e del diritto di ogni persona, indipendentemente dalla sua nazionalità e status giuridico, a godere di una vita dignitosa in ogni parte del mondo, di potere costruire e realizzare la propria esistenza nel proprio paese oppure di sviluppare in sicurezza e con prospettive di successo un proprio progetto migratorio. In nessun caso si può derogare a questi diritti, e all’eguaglianza di tutti di fronte alla legge, producendo legislazioni che introducano sperequazioni. Il CINI esprime forte preoccupazione per il Decreto legge Minniti-Orlando che costruisce una serie di procedure decisamente contrarie al fondamento giuridico irrinunciabile per ogni Diritto che sia erga omnes, e dunque democratico, cioè il principio costituzionale: la legge è uguale per tutti” lo ha dichiarato Antonio Raimondi, Portavoce del CINI, in occasione della Conferenza Migrazioni e Sviluppo organizzata ieri presso la Farnesina dalla Cooperazione Italiana per approfondire le ragioni del fenomeno migratorio e riflettere su azioni in corso e soluzioni sostenibili.

Secondo il CINI la cooperazione allo sviluppo da sola può difficilmente essere proposta come una strategia efficace per agire sulle cause profonde delle migrazioni – che sono peraltro specifiche e diverse per ogni contesto: non risultano evidenze che la cooperazione allo sviluppo fino a oggi abbia sensibilmente ridotto i flussi migratori, né un anno di funzionamento del Trust Fund for Africa fornisce iniziali indicazioni in tal senso. Al contrario, la cooperazione può favorire lo scopo opposto, incentivando la mobilità umana: le migrazioni infatti tendono ad aumentare con l’aumentare del reddito pro-capite fintanto che il paese raggiunge un livello di reddito medio-alto.

Presentare la cooperazione come capace di agire sulle cause profonde della migrazione equivale invece a non riconoscere i rapporti di forza tra paesi e all’interno dei paesi che causano le diseguaglianze e, a cascata, le migrazioni. La cooperazione può senza dubbio allargare le opportunità di scelta delle persone, inclusa quella di rimanere nel proprio paese, ed è dunque una condizione necessaria, ma senz’altro non sufficiente ad agire sulla mobilità umana.  Presentare la cooperazione come un intervento efficace per agire sulle migrazioni, inoltre, espone la cooperazione all’influenza di logiche di sicurezza e controllo delle frontiere. In questo senso, fondi del Trust Fund for Africa sono stati utilizzati ufficialmente per debellare le reti della tratta e del traffico di esseri umani: nel caso della Libia, sono previste attività di formazione alla guardia costiera libica per intraprendere operazioni di salvataggio di vite in mare, con l’obiettivo di rafforzare questa attività sul versante libico, da dove parte oltre il 90% delle persone che cercano di raggiungere l’Europa. Non vengono tuttavia messe in atto garanzie che prevengano lo slittamento dalle attività di salvataggio e lotta al trafficking e allo smuggling verso il semplice contrasto alle migrazioni irregolari. Poca attenzione è stata inoltre riconosciuta alla protezione dei migranti e rifugiati bloccati in Libia e di tutte le persone, inclusi minori, che rischiano di essere rimandati indietro in paesi non sicuri.

Il CINI rivendica l’autonomia delle attività di cooperazione da logiche di sicurezza e di controllo delle migrazioni, reclamando per le proprie associate lo spazio politico della solidarietà internazionale, che deve essere sgomberato dal timore di strumentalizzazione degli interventi su tavoli di negoziazione paralleli. In questa prospettiva raccomanda:

  • L’adozione di una visione fondata sulla centralità dei diritti umani e l’eguaglianza di tutti di fronte alla legge
  • L’effettivo ripristino e l’ampliamento di canali di migrazione regolare e sicuri verso l’Europa
  • Un approccio paritario nella gestione della mobilità umana con i paesi di origine e di transito, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali vigenti
  • La separazione dei fondi e delle azioni di cooperazione da quelli finalizzati a obiettivi di sicurezza
  • La separazione e tracciabilità dei fondi spesi nei paesi di destinazione dei migranti
  • Maggiore trasparenza negli accordi che gli Stati Membri e l’UE stessa portano avanti con paesi di origine e di transito, nel quadro del “Migration Partnership Framework
  • Rafforzamento del ruolo delle Diaspore
  • Accoglienza adeguata e accesso a servizi di base di qualità
  • Rispetto del principio di non refoulement e rimpatri volontari assistiti
  • Tutela dei minori, con particolare attenzione ai minori soli, lungo tutta la rotta migratoria
  • Ridefinizione di un piano d’azione per i minori non accompagnati che giungono nel territorio dell’Unione Europea

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