CLIMA, ACCORDO DEBOLE E SENZA AMBIZIONI A COPENAGHEN

Roma, 19 dicembre 2009 – “Si conclude con molte promesse e poca sostanza un vertice segnato dall’assenza di un impegno politico globale per mettere al centro la lotta al cambiamento climatico e l’analisi del nostro modello di sviluppo”, ha detto Maria Egizia Petroccione,  Portavoce del CINI – Coordinamento Italiano Network Internazionali, composto da ActionAid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS, WWF e World Vision.

La caotica corsa finale delle ultime 48 ore ha visto i grandi del mondo, principalmente Stati Uniti ed economie emergenti, accordarsi su una dichiarazione di intenti non vincolante nè, per il momento, destinata ad esserlo.

L’obiettivo di non superare i 2°C di aumento delle temperature rimane per ora solo sulla carta: se non si correrà urgentemente ai ripari, infatti, gli impegni assunti a Copenaghen condurranno ad aumenti delle temperature di oltre 3°C.

Tra i punti ancora da definire spiccano la mancanza di un percorso chiaro rispetto alle tappe che dovranno portare ad un accordo vincolante e la mancanza di una scadenza precisa per il raggiungimento di un picco globale delle emissioni.

Gli Stati delle piccole isole e l’Africa gridano a un vero e proprio tradimento da parte dei Paesi industrializzati che, dicono, hanno deciso di lasciare i più vulnerabili in balia del fenomeno che avanza.

“Come Ong di cooperazione, testimoni degli effetti dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo, che stanno provocando un’inversione di tendenza dello Sviluppo umano secondo i parametri delle Nazioni Unite e mandando in fumo decenni di cooperazione, condividiamo la frustrazione dei Paesi poveri di fronte a un accordo debole e senza ambizioni”, ha proseguito  la Portavoce del CINI.

Unico risultato tangibile, gli impegni finanziari per l’adattamento, che vedono sul tavolo contributi per 30 miliardi di dollari entro il 2012 e per 100 miliardi di dollari entro il  2020.

“Inizia ora il nostro impegno a pretendere dai governi, e dal nostro in particolare, che questi fondi siano addizionali rispetto all’Aiuto Pubblico per lo Sviluppo e che siano integrati nelle azioni di Cooperazione per la lotta alla povertà,  nel rispetto degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e delle regole di trasparenza nei confronti della società civile”, ha concluso Maria Egizia Petroccione.

I negoziatori riconoscono che l’esito di questo vertice rappresenta un primo passo a cui devono necessariamente seguirne altri e promettono di tornare a confrontarsi presto. Nel frattempo, però, saranno ancora i Paesi più poveri a pagare per questo ritardo, e saranno le loro popolazioni a subirne le conseguenze più gravi.