MEDIA BRIEF: Convegno sulla Coerenza delle Politiche per lo Sviluppo, 25 febbraio 2010

Uno dei risultati della globalizzazione è che le cosidette “beyond AID issues” come il commercio, l’agricoltura, le dinamiche migratorie, gli investimenti, i cambiamenti climatici, la sicurezza, la tecnologia, assumono un ruolo sempre più importante nel determinare le prospettive di sviluppo dei paesi poveri. I paesi più sviluppati devono assicurarsi che le loro politiche siano di sostegno o quanto meno non impediscano, i progressi verso gli obiettivi di sviluppo internazionalmente concordati, primi fra tutti, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Nella pluralità degli obiettivi che ciascun governo nazionale si prefigge nella propria azione, il concetto di policy coherence richiama la logica di perseguire in ognuno degli ambiti di uno stesso sistema politico obiettivi che siano tra loro sinergici o, almeno, non conflittuali. Tale principio, applicato allo sviluppo, comporta che il complesso delle azioni poste in atto, sia a livello nazionale che regionale ed internazionale, sia indirizzato al raggiungimento degli obiettivi condivisi. In tal modo, la distinzione tra politiche aid e non-aid si ricompone nel coordinamento delle attività, imponendo la ricerca di una massimizzazione del loro impatto positivo o, almeno, una minimizzazione dei loro risvolti negativi.

In un mondo complesso e fortemente interconnesso, è evidente che l’Aiuto da solo non possa ridurre la povertà e che uno spettro di questioni di più ampio raggio, di natura economica, sociale e ambientale, si
affermino per i governi nella loro necessaria complementarietà, nell’ottica della costruzione di una partnership globale per lo sviluppo e nella direzione di una globalizzazione equa ed inclusiva.

D’altra parte, il raggiungimento di uno sviluppo equo, sostenibile e diffuso è “interesse comune” di ciascun paese; le dinamiche di interrelazione causale in tal senso sono, infatti, bidirezionali: se, da un lato, i paesi in via di sviluppo possono essere gravemente compromessi nel loro sforzo di uscire dalla povertà da politiche internazionali sfavorevoli, dall’altro, uno sviluppo i cui esiti restano precari ed incerti è suscettibile di creare impatti economici, umanitari e di sicurezza fortemente negativi per la governance globale.

È evidente che gli obiettivi desiderabili sul piano nazionale per le diverse aree non sono di per sé sempre allineati; la conflittualità potenziale degli interessi per cui i governi si trovano ad agire implica che assicurare la coerenza politica per lo sviluppo sia un esercizio di chiara e decisa volontà politica. Meccanismi specifici di coordinamento istituzionale, basati sulla trasparenza e la flessibilità, si rilevano senz’altro utili a tal fine, permettendo l’opportuno dialogo per comporre le discrepanze. Allo stesso modo, lo sviluppo di una capacità analitica adeguata e il porre in essere sistemi informativi e metodologie valutative in materia potrebbero agevolare la complessità dei processi di decision making.

La coerenza politica per lo sviluppo è obiettivo strumentale ormai adottato nei principali ambiti internazionali. Per l’Unione Europea, lo stesso Trattato di Maastricht ne pone le basi legali e introduce i principi di coerenza, coordinamento e complementarietà come perni per la sua applicazione (le “tre C”); il lavoro in materia è portato avanti nell’impegno ad una definizione sostanziale ed operativa. L’OCSE ha giocato un ruolo di primo piano nella promozione del criterio a partire dai primi anni 90, in un percorso evolutivo i cui riferimenti teorici principali si rintracciano nella strategia individuata in Shaping the 21st Century, nell’adozione del DAC Guidelines on Povertà Reductione nei principi sanciti nella Dichiarazione di Parigi. Ad oggi, l’approccio dell’organizzazione ha assunto un taglio fortemente empirico, focalizzato prioritariamente alla messa a punto di strumenti operativi volti a dare efficaci metodologie di valutazione.

In seno alle Nazioni Unite, l’ottavo dei Millennium Development Goals interconnette le azioni necessarie a raggiungere una maggiore coerenza tra gli obiettivi dell’aiuto pubblico allo sviluppo e le altre politiche che hanno ripercussioni sui paesi in via di sviluppo, mentre la Conferenza di Monterrey ne ribadisce lo spirito. Nella stessa sede, l’attenzione per la coerenza politica coinvolge un ripensamento delle istituzioni finanziarie
internazionali e si cercano luoghi ad hoc in cui il principio possa essere rafforzato e monitorato.

La congiuntura aperta dall’attuale crisi finanziaria ed economica rende ancora più urgente l’affermazione di un approccio coerente ed integrato, data l’ineguaglianza dell’impatto e la preoccupante vulnerabilità cui sono esposti consistenti gruppi sociali nei paesi più poveri.

Mentre aumenta la necessità di finanziamenti dei paesi in via di sviluppo come conseguenza della diminuzione delle entrate da esportazioni, assieme al volume degli investimenti diretti all’estero e delle rimesse, all’interno dei paesi donatori emergono forti spinte di bilancio a contenere quantitativamente l’aiuto. In un simile contesto, la coerenza politica per lo sviluppo è senz’altro uno strumento utile per migliorare l’efficacia e la qualità dei limitati fondi disponibili per l’aiuto allo sviluppo.

Sintesi delle Raccomandazioni per una maggiore coerenza delle politiche:

In generale:

•    Il Consiglio dei Ministri approvi una dichiarazione sulla coerenza delle politiche di relazioni esterne dell’Italia rispetto al perseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, che comprenda azioni chiaramente definite in termini di priorità e di tempistica e conferisca precise responsabilità istituzionali.

•    Siano istituiti i meccanismi di coordinamento necessari e siano chiariti i mandati dei differenti organi nel promuovere e monitorare la coerenza delle politiche italiane.

•    Sia progressivamente eliminata la quota di aiuto legato sul totale dell’aiuto bilaterale italiano.

Rispetto alle politiche commerciali e finanziarie:

•    L’Italia si impegni a livello europeo per ottenere un migliore accesso ai mercati dell’UE per i suoi partner in via di sviluppo.

•    Sia promossa la creazione di un ambiente favorevole agli investimenti diretti esteri nei PVS, sostenendo la creazione di istituzioni finanziarie ed offrendo assistenza tecnica ed imprenditoriale alle imprese locali.

Rispetto alle politiche sull’immigrazione:

•    L’Italia si adoperi affinché le politiche di cooperazione allo sviluppo e le politiche migratorie siano messe in coordinamento tra loro così da affrontare, in modo sinergico e convergente, la rimozione delle disparità economiche, politiche e sociali (causa stessa delle migrazioni), nonché promuovere i diritti umani a livello globale

•    L’Italia sposti la priorità delle politiche migratorie interne verso l’integrazione positiva dei migranti e la prevenzione dell’immigrazione non sicura, armonizzando queste politiche con le finalità proprie della cooperazione allo sviluppo.

Rispetto alle politiche sui tetti di Bilancio per le spese sociali:

•    ll Fondo Monetario Internazionale permetta ai governi dei PVS di adottare politiche fiscali e monetarie maggiormente espansive tali da permettere maggiore flessibilità nel finanziamento del deficit, così da reperire maggiori risorse per la spesa sociale.

•    Il Fondo Monetario Internazionale segnali chiaramente ai paesi che i tetti per la spesa salariale non costituiscono più condizione di accesso ai prestiti, cancellandoli anche dalla lista degli obiettivi indicativi negli accordi siglati con il Fondo.

Rispetto alle politiche sull’educazione:

•    Vengano adottati strumenti chiari di valutazione degli interventi destinati al raggiungimento degli obiettivi di EFA che permettano di garantirne l’efficacia.

•    Vengano prese misure adeguate, in termini di finanziamenti e linee programmatiche, per assicurare la tutela dei diritti fondamentali dei bambini e degli adolescenti con particolare riferimento agli obiettivi di EFA.

•    Il Governo Italiano ribadisca il suo impegno a sostenere EFA/FTI con un contributo pari a 10 milioni di euro.

Rispetto alle politiche energetiche:

•    I governi si impegnino a raggiungere gli obiettivi energetici prefissati con un mix di energie rinnovabili che non includa un’ulteriore espansione degli agrocarburanti.

•    Per ogni singolo paese, sia aumentato l’investimento dedicato alla ricerca e alla produzione di diverse forme di energia alternativa.

•    l’Unione Europea e gli Stati Uniti cessino di concedere sussidi e altre forme di incentivi finanziari alla produzione di agrocarburanti.

Rispetto alle politiche ambientali e ai cambiamenti climatici:

•    Siano favorite azioni educative sulla giustizia climatica che rimettano al centro l’analisi del nostro modello di sviluppo umano e sostenibile.

•    Sia garantito, nell’allocazione dei finanziamenti esistenti, il rispetto delle priorità definite e degli impegni in materia di sostegno ai piani di adattamento ai cambiamenti climatici dei PVS.

•    Sia istituito effettivamente il coordinamento tra Ministero dell’ambiente e DGCS-MAE per la cooperazione in materia di ambiente.