L’Unità

Coperazione, Riccardi contro la Farnesina «Ci hanno tolto 7 milioni»
La polemica Esplode il conflitto delle attribuzioni tra i due ministeri Tagli «I fondi tolti solo a noi, per decisione del Mae: sono costernato» di Umberto De Giovannangeli
2 marzo 2012 pubblicato nell’edizione Nazionale (pagina 34) nella sezione “Esteri”

Agli «stati generali» della Cooperazione esplode il «conflitto di attribuzioni». «Non si può affrontare il tema del possibile incremento di risorse future senza tentare di salvaguardare quelle esistenti». Così il ministro per l’Integrazione e la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi nel corso della conferenza sulla cooperazione a Roma promossa dal cartello delle Ong internazionali. «Su questo tema – afferma Riccardi – sono vigile ma molto preoccupato, perché in Italia c’è la pessima abitudine bipartisan di prendere fondi dalla cooperazione quando necessario per garantire coperture.
Purtroppo vigilare spesso non è sufficiente ad arrestare una riduzione, come nel caso del decreto cosiddetto svuota carceri , che – causa della copertura – ha ridotto di 7 milioni di euro lo stanziamento annuale del Ministero degli Affari Esteri. Tale taglio non è stato, come inizialmente previsto, distribuito equamente tra i centri di spesa del Mae, ma attribuito – per decisione interna – interamente alla cooperazione. Colgo l’occasione – sottolinea Riccardi per ribadire la mia costernazione». Invertire la rotta L’incontro di Roma vive su questa «costernazione». E sulla sua traduzione in azioni conseguenti. E coerenti. «Se i sondaggi ci dicono che oltre la metà degli italiani è ancora favorevole all’aumento dell’impegno pubblico in cooperazione nonostante la crisi, si tratta di dare un’identità e dei volti a questa percentuale», rileva il ministro. «È necessario – aggiunge Riccardi – fare incontrare idealmente questa maggioranza solidale con la politica italiana rappresentata della più alte cariche istituzionali del Paese, in un’assise che riconfermi legittimandola la centralità che la cooperazione allo sviluppo deve ritrovare nelle politiche pubbliche del nostro Paese. Per questo realizzeremo un Forum nazionale sulla cooperazione internazionale nella seconda metà di maggio a Roma. Si tratta di un appuntamento che punta a coinvolgere tutti gli attori della cooperazione italiana con la partecipazione di relatori internazionali. Vorrei che tale appuntamento fosse operativo, allo scopo di elaborare idee per la futura programmazione e per la coerenza delle politiche di cooperazione». Sfida di progresso Perchè la cooperazione italiana sia «elevata, politica, pubblica, autonoma e integrale» e abbia un ruolo di raccordo nella politica estera del Paese c’è bisogno di un maggiore coordinamento dei dicasteri che a vario titolo ne sono interessati. Ed è per questo che Riccardi ha annunciato che è sua intenzione chiedere «l’approvazione di un decreto che istituisca un tavolo di coordinamento interministeriale sulla coerenza delle politiche di cooperazione». La titolarità del tavolo «dovrà essere del ministero della Cooperazione – ha sottolineato Riccardi – che dovrà sovraintendere alla coerenza e al coordinamento di tutte le politiche». Non è solo una proposta, è una sfida politica. DENUNCIA E proposta Il ministro ha a che fare con interlocutori attenti, propositivi. Determinati. La cooperazione non può essere un lusso nemmeno per un Paese in difficoltà come l’Italia. E perchè non diventi un’attività sempre più marginale c’è bisogno di uno stanziamento di almeno 350 milioni di euro in più nel 2013, che la portino lontano da quello 0,12% del Pil che è il livello dei finanziamenti attuali. Bisogna programmare, inoltre, un aumento graduale dei fondi che entro il 2015 ci renda più credibili in Europa dove il livello medio di investimenti è dello 0,4% del Pil. È la richiesta centrale che le ong internazionale riunite nel coordinamento Cini insieme all’Associazione ong italiane, Link 2007 e la campagna Sbilanciamoci! rivolgono al governo monti con il forum del terzo settore e all’Oics nel convegno di ieri su «la cooperazione internazionale dell’Italia, una risorsa da valorizzare». Le ong, che ormai mobilitano autonomamente oltre 300 milioni di euro l’anno di fondi privati, chiedono allo Stato di non arretrare rispetto al suo impegno complessivo per la solidarietà: stabilizzando il 5×1000, ridestinando l’8×1000 a diretta gestione dello Stato per ricomprendere la lotta alla povertà, innalzando il tetto di 70mila euro sulle donazioni deducibili alle Onlus, esentando le stesse dal pagamento dell’Irap e potenziando e rifinanziando il servizio civile, strumento operativo importante per la maggior parte delle organizzazioni italiane. Richieste concrete. Che attendono risposte all’altezza da Governo e Parlamento.