Comunicato Stampa: Presentazione delle posizioni delle Ong il 20 Settembre a Roma.

Roma, 18 Settembre 2012 – Lo scorso 1° marzo 2012, le Ong italiane, insieme al Forum del Terzo Settore ed altre organizzazioni della società civile, hanno promosso la conferenza “La cooperazione italiana dell’Italia: una risorsa da valorizzare, modernizzare, rilanciare”. Il documento ivi presentato è stato il punto di riferimento delle Ong, sia nei gruppi di lavoro in preparazione del Forum nazionale della cooperazione, sia nel confronto con le forze parlamentari impegnate nell’elaborazione di una nuova legge in materia. il 20 settembre a Roma (Piazza Monte Citorio, 123/a) sarà presentato un nuovo documento:La cooperazione internazionale che vogliamo”. Esso riprende e attualizza il precedente, al fine di fornire ai due importanti momenti alcuni elementi di approfondimento, riassumendoli in pochi punti che partono dalla “necessità di un salto culturale, imposto dai cambiamenti della globalizzazione”, per “superare la tendenza all’introversione e valorizzare le capacità di proiezione internazionale”.
Osservando che “la politica e le relazioni internazionali dell’Italia, che non ha obiettivi egemonici di potenza, non possono esprimersi che come rapporti di cooperazione con ogni paese, in ogni ambito di comune interesse, politico, economico ma anche culturale, ambientale ecc.”, il documento evidenzia come la cooperazione allo sviluppo sia una componente qualificante delle relazioni internazionali del nostro paese, dato che contribuisce ad incidere sulle dinamiche della globalizzazione per ridurre i problemi e le cause della povertà e degli squilibri globali, che rischiano di coinvolgerci tutti”. Essa è inoltre “doverosa e necessaria, per dare credibilità e riconoscimento politico al ruolo dell’Italia nel mondo”, ed è “nostro interesse stabilire rapporti di cooperazione con paesi che, se adeguatamente sostenuti, potrebbero non solo accelerare il processo di emancipazione economica e sociale ormai avviato, ma anche divenire partner preziosi in processi di sviluppo a vantaggio reciproco”.

Lo sguardo sulla realtà italiana è preciso e incisivo. “Anche se molto è stato fatto, la cooperazione allo sviluppo non è riuscita ad acquisire un ruolo politico centrale e permanente nella politica internazionale dell’Italia”, fino quasi a scomparire. L’insieme dei dati riportati nel documento parlano chiaro: “gli stanziamenti per la cooperazione gestita dal MAE sono diminuiti dell’88% in soli quattro anni. Mentre a livello europeo la media degli stanziamenti per lo sviluppo ha superato lo 0,40% del PIL, l’Italia è, nella realtà, al di sotto dello 0,15%”. E ciò, insieme agli impegni non mantenuti, “ha reso spesso inutile o ininfluente” l’azione italiana. “L’immagine internazionale dell’Italia si è così logorata, fino ad essere ritenuta inaffidabile”.

La qualità della cooperazione allo sviluppo (CS) è una delle grandi tensioni delle Ong. Il documento afferma che essa può essere garantita solo assumendo e mettendo in pratica un insieme di principi: la coerenza delle politiche ai fini dello sviluppo, la relazione di partenariato, l’ownership democratica dei Paesi, comunità e soggetti partner, l’efficacia degli aiuti e dello sviluppo, la trasparenza, la garanzia del finanziamento senza discontinuità, la professionalità.

Anche sugli Attori della cooperazione l’analisi si fa attenta, distinguendo tra relazioni internazionali, pur fondamentali, tra persone, comunità, territori, al fine della reciproca conoscenza e di percorsi comuni in rapporti di tipo sociale, politico, culturale e relazioni di cooperazione allo sviluppo, ai cui soggetti pubblici e privati,è richiesto qualcosa di più impegnativo e vincolante, tra cui: condividere le finalità, i principi, le modalità relazionali della CS, saper leggere, rispettare e valorizzare le diverse realtà, dimostrare competenze e professionalità per il raggiungimento degli obiettivi, saper costruire partenariati efficaci e duraturi, mettersi in discussione e accettare verifiche e valutazioni”.

Per le Ong, la dimensione europea della CS dovrà assumere un ruolo crescente, con una maggiore attenzione e partecipazione dell’Italia, che dovrà essere “più presente oltre che più attiva nella definizione delle politiche e delle scelte e nell’attuazione della cooperazione europea”; fare propri ”i principi e le linee politiche ed operative adottati a livello europeo”; divenire “attore significativo nell’ambito della ‘cooperazione delegata’ dall’UE”. Lo stesso ruolo andrebbe ritrovato anche a livello multilaterale, dove l’Italia sta perdendo credibilità. Ritenendo “positivo il fatto che sia stata corretta la passata tendenza ad ampliare le priorità, pur sapendo di non potervi rispondere”, il documento suggerisce alcuni criteri per un’attenta definizione delle priorità geografiche e settoriali della cooperazione italiana.

Le Ong considerano l’istituzione del Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione come “un’innovazione positiva perché ha ridato centralità politica alla CS, come parte integrante e qualificante della politica internazionale dell’Italia”, anche se le poche deleghe ricevute hanno lasciato aperti conflitti di competenza e ridotto il ruolo del Ministro.

Il documento sottolinea come le Ong si siano espresse da tempo sull’esigenza di una nuova “architettura istituzionale, politica e gestionale, che assicuri maggiore coerenza, efficacia, professionalità, trasparenza” alla CS. Le loro proposte derivano anche dall’esame della realtà istituzionale italiana e di altri paesi Ocse. Esse riguardano principalmente:

la necessità di un alto riferimento politico dedicato alla CS: un Ministro alla presidenza del Consiglio, con specifico Dipartimento, oppure un Viceministro agli Esteri, con delega sull’intera materia e partecipazione al Consiglio dei Ministri”; e “un Comitato interministeriale per la CS, per definirne gli indirizzi e la programmazione pluriennale e garantire la coerenza, ai fini dello sviluppo, dell’insieme delle politiche relative ai paesi partner, o che possano influire su di essi;

un Fondo unico, che unifichi e dia coerenza ai relativi capitoli di spesa per la CS articolati nei bilanci delle singoli amministrazioni;

la costituzione di un Comitato inter-istituzionale che valorizzi la soggettività degli attori della CS, pubblici e privati, profit e non profit, la loro capacità propositiva, favorendo l’approccio di sistema;

un’Agenzia attuativa, allo scopo di garantire le competenze necessarie, appropriati processi di carriera professionale, accumulo di conoscenze e valutazioni, strumenti tecnici e di controllo, autonomia gestionale e procedurale, pur nella severità della gestione”.

Il testo evidenzia inoltre due esigenze:

che sia valorizzata la specificità delle organizzazioni non governative, che si sono distinte per competenza ed esperienza, acquisendo autorevolezza e riconoscimenti a livello europeo e internazionale”;

la messa in atto di misure fiscali e normative che facilitino e favoriscano le contribuzioni alle organizzazioni non profit di cooperazione allo sviluppo”.

Apprezzando l’accelerazione della Commissione Esteri del Senato, le Ong rinnovano la richiesta di un nuovo testo normativo, già ribadita con forza il 1° marzo scorso ai membri del Parlamento, affermando che “occorre ormai mettere fine ai quindici anni di tentativi falliti di riforma legislativa, chiudendo definitivamente la fase della legge 49 del 1987”. Ricordano che “la precedente legge 38 del 1979 è stata riformata dopo appena otto anni, anche se il mondo non stava cambiando ai ritmi attuali”. Questo “Parlamento ha la possibilità di farlo”. A tre condizioni, sottolineano le Ong: “approvando in Senato, con emendamenti migliorativi, il testo unificato prodotto in questi mesi dalla Commissione Esteri;  recependo, nel successivo passaggio alla Camera, le proposte condivise che emergeranno dal Forum; favorendo le opportune sinergie tra Parlamento e Governo”.

Il documento termina affermando che le Ong esprimono le loro posizioni e proposte “forti della loro storia, della pluridecennale esperienza operativa in quasi tutti i paesi del Sud del mondo, fino all’ ’ultimo miglio’ e le più gravi crisi umanitarie, avendo fatto tesoro degli errori e arricchite dall’incontro e confronto continuo con i partner, le comunità e istituzioni locali e nazionali dai paesi in cui hanno operato, oltre che con le altre Ong e realtà sociali e istituzionali a livello europeo e internazionale”. Infatti, è da più di 60 anni, che la società civile, attraverso le espressioni del volontariato, la professionalizzazione delle Ong, l’iniziativa dei territori e delle organizzazioni sociali, “ha sviluppato rapporti di solidarietà e cooperazione internazionale in modo continuativo, con uno sforzo innovativo e culturale basato sull’esperienza e attento ai continui mutamenti delle realtà e dei contesti operativi”.

17 Settembre 2012

Politici e esponenti della società civile si confronteranno con le Ong sulle posizioni espresse nel documento: Giovedì 20 Settembre, ore 10 – 13,30, Sala Conferenze di Piazza Montecitorio 123/a.

Il Documento completo può essere scaricato dal sito: www.ongs.it.