4 GIUGNO, ROMA: COMUNICARE L’ADVOCACY IN ITALIA

Presentazione della prima ricerca sull’opinione
degli italiani rispetto alle cause sociali

Roma, 1 giugno 2015 – CBM Italia Onlus, in collaborazione con il CINI – Coordinamento Italiano Network Internazionali, presenta giovedì 4 giugno alle ore 10 presso la Farnesina (sala Aldo Moro), i risultati della prima ricerca quali-quantitativa condotta in Italia nel campo dell’advocacy dal titolo “Comunicare l’advocacy in Italia”.

In Italia sempre più spesso le ONG e gli enti del Terzo Settore utilizzano un approccio ampiamento diffuso all’estero – quello appunto dell’advocacy – per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e renderla così partecipe nei confronti della propria causa attraverso una serie di azioni concrete (cambiamento dei propri comportamenti, volontariato, diffusione di idee, pressione sui rappresentanti politici).

 La ricerca, condotta da AstraRicerche per CBM Italia Onlus, ha sondato le opinioni degli italiani rispetto alle “buone cause” attraverso due fasi consecutive: la prima di tipo qualitativo (con focus group rivolti ad adolescenti e adulti) e la seconda di tipo quantitativo (con somministrazione di un questionario a un campione di 1.574 persone tra i 18 e 65 anni).

 Dalla ricerca emerge che sono molteplici le cause alle quali ciascuno si sente vicino: sono mediamente 11 a testa e riconducibili a 8 macro-categorie. Le più “popolari” sono quelle legate alle cosiddette “categorie deboli” (anziani, persone con disabilità, malati gravi o cronici, disoccupati), la lotta ai maltrattamenti e alla povertà in Italia e nei Paesi in Via di Sviluppo.

L’indagine mette inoltre in evidenza che scegliere quale “buona causa” sostenere non è facile, a volte mancano conoscenza dei progetti, fiducia. Gli italiani tendono a scegliere le cause più vicine: perché sono stati coinvolti personalmente o hanno interessato amici e familiari, perché sono legate alla loro comunità, perché si tratta di progetti specifici e quindi controllabili. È ben il 60% degli Italiani ad essere impegnato – in modo regolare o semiregolare – a favore di qualche associazione che si occupa di buone cause: il 30% a favore di una sola associazione e un altro 30% a favore di più d’una.

Esperienza, coinvolgimento diretto e passaparola di amici e conoscenti sono le principali forme di informazione sull’argomento – utilizzate e ritenute efficaci. Anche i media classici rivestono un ruolo importante, con trasmissioni televisive, pubblicità e articoli. E come deve essere, secondo gli italiani intervistati, la comunicazione in questo ambito, per essere efficace? Deve essere informativa ma non in modo asettico, deve stimolare le coscienze, far ragionare e mettere in discussione le proprie convinzioni.

 Interverranno alla presentazione: Min. Plen. Giampaolo Cantini, Direttore generale DGCS – MAECI, Massimo Maggio, Direttore di CBM Italia Onlus, Enrico Finzi, Ricercatore sociale e Presidente AstraRicerche, Maria Egizia Petroccione, Portavoce del CINI.

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