La Sicurezza degli operatori delle ONG e delle altre organizzazioni della società civile impegnate nella cooperazione e solidarietà internazionale

CS SICUREZZACOMUNICATO STAMPA

Roma, 6 Settembre 2015 – Le Ong operano spesso in contesti di grave crisi umanitaria. A spingerle è il senso e il valore dell’essere umano, della solidarietà, dell’imperativo umanitario che ‘impone’ loro di soccorrere e proteggere popolazioni in fuga o in pericolo a causa di guerre, fame, catastrofi naturali. Molte Ong da tempo hanno adottato misure per tutelare la sicurezza delle operatrici e degli operatori, considerandola prioritaria. L’ampliamento dei soggetti che esprimono solidarietà e la crescente complessità dei contesti operativi richiedono una loro più generalizzata presa di coscienza, un approccio più attento e prudente che nel passato e una migliore conoscenza delle misure da adottare.

La sicurezza del personale va infatti salvaguardata dotandosi di regole, procedure e formando gli operatori ma va anche interpretata nella diversità dei contesti, realtà e problematicità, che devono essere conosciuti nella loro complessità. L’attenzione deve rivolgersi all’indispensabile equilibrio tra l’imperativo umanitario che spinge a perseverare nell’azione di aiuto e protezione e la valutazione del rischio per gli operatori, italiani, internazionali e locali. L’esperienza delle Ong nelle aree di crisi e di conflitto è cresciuta negli ultimi 25 anni e si è adeguata costantemente alle situazioni divenute più difficoltose. Hanno adottato codici di sicurezza che vincolano il proprio personale e puntano a gestire i rischi, anche in coordinamento con altre Ong italiane e internazionali, con la Cooperazione italiana, le Agenzie dell’Onu. L’osservanza dei codici e la maggiore attenzione non possono da soli assicurare l’incolumità, ma rappresentano i più validi strumenti per tutelare la sicurezza degli operatori.

Il confronto tra Ong e Unità di Crisi del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci), rispettoso delle differenti finalità, può aiutare ad individuare le migliori ed efficaci modalità per poter coniugare sicurezza e azione umanitaria. Grazie alla discreta conoscenza del territorio in cui operano le Ong possono essere una risorsa per la comprensione delle dinamiche di quei contesti. Esse sono inoltre coscienti che la loro è spesso la sola presenza italiana a soccorso di vittime inermi, dei più vulnerabili, di quanti fuggono per salvarsi e salvare la propria dignità umana. È una responsabilità che ogni operatore e operatrice sente fortemente, cercando di dare il meglio di sé nel valorizzare il proprio paese. Sapere che l’Unità di Crisi del Maeci e il Governo italiano sono attenti a questa presenza di umanità, solidarietà e fratellanza, pronti a sostenerla e proteggerla nei momenti di maggiore rischio, è per le Ong italiane un incoraggiamento.

La nuova legge 125/2014 ha giustamente aperto il sistema italiano della cooperazione allo sviluppo a nuovi soggetti della società civile. Se alcuni hanno già acquisito una buona esperienza con attività solidaristiche e di cooperazione anche in contesti di conflitto, altri devono approfondire la cultura dell’emergenza e della gestione del rischio, a garanzia della sicurezza del personale. Esistono anche gruppi di volontariato o singoli volontari che, pur nella positività della generosità e fratellanza che esprimono, possono mettersi inavvertitamente in situazioni di rischio eccessivo se non inseriti o collegati ad organizzazioni con esperienza in tali contesti e conoscenza delle dinamiche collegate politiche, sociali, religiose, economiche, claniche. Occorre quindi favorire una sensibilità culturale diffusa, tale da scoraggiare iniziative basate unicamente sulla generosità senza tener adeguatamente conto delle difficoltà che si possono creare, per sé e per altri. Va cioè enfatizzata l’etica della responsabilità anche rispetto alle conseguenze delle proprie scelte e la necessità di formazione al lavoro nei contesti difficili, specie se in conflitto.

Le tre Reti delle Ong – AOI, CINI, LINK 2007 – con la Conferenza intendono proporre alcuni principi per una collaborazione in materia di sicurezza tra le Ong / Organizzazioni della società civile e le Istituzioni del Maeci. A tali principi potranno aderire le singole Ong e le altre Organizzazioni della società civile impegnate in interventi solidaristici e di cooperazione all’estero con assenso formale tramite il sito www.dovesiamonelmondo.it – sezione per le Ong/Osc di cooperazione internazionale. Alla Conferenza sarà inoltre presentato un dossier frutto del lavoro congiunto tra Ong e Unità di Crisi: “Suggerimenti per la gestione dei rischi e la sicurezza degli operatori delle organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale”. Esso condensa, in alcuni brevi capitoli, informazioni utili a fornire una visione d’insieme delle problematiche relative alla sicurezza in contesti potenzialmente pericolosi e suggerisce comportamenti e regole da adottare. Un insieme di suggerimenti a cui potersi ispirare: spetta infatti ad ogni organizzazione definire – a seconda della propria specificità, dei paesi di intervento e della soggettiva percezione e valutazione del rischio – il proprio piano per la sua gestione e le proprie procedure di allerta.

La Conferenza intende quindi essere un’occasione per capire che “la sicurezza è una cosa seria” e si chiede la collaborazione dei Media per diffondere questa indispensabile consapevolezza, che può convivere con l’irrinunciabile dovere umano di altruismo, generosità e solidarietà.

Per partecipare alla Conferenza occorre registrarsi in Reti ONG
Giornalisti e cine-foto-operatori devono inoltre accreditarsi al  Servizio Stampa e Comunicazione istituzionale del Maeci http://mae.accreditationsystem.info/ITA/Indice.asp
(o accreditamentostampa@esteri.it)
Per informazioni: ongreti@alice.it