Caro Gentiloni, le ONG e la società civile chiedono continuità per la cooperazione allo sviluppo

da Vita.it
Mentre va in onda il gioco dei totoministri, e indipendentemente dagli esiti che avranno i negoziati sulla formazione del nuovo esecutivo, le ONG chiedono al Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, di garantire continuità a tutto il lavoro svolto in questi ultimi anni dal governo Renzi sulla cooperazione internazionale
“Le ONG e tutte le Associazioni della Società Civile le chiedono che già in questa fase di composizione del nuovo esecutivo che dovrà governare il nostro Paese, si tenga in altissima considerazione il tema della centralità della Cooperazione internazionale per lo Sviluppo e tutte le politiche positive per la gestione dei flussi migratori che Lei conosce bene”.

Così inizia la lettera firma dalle ONG e indirizzata al nuovo Presidente del Consiglio del Consiglio, Paolo Gentiloni che, come sappiamo, sta cercando di trovare la quadra per formare il suo governo. Un governo in cui la casella degli Esteri è oggetta di molte speculazioni e attorno alla quale girano parecchi nomi. Si va dall’attuale ministro degli Interni, Giorgio Alfano alla Segretaria del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), Elisabetta Belloni, molto stimata dallo stesso Gentiloni, passando per Carlo Calenda (ministro dello Sviluppo economico) e Piero Fassino. Una girandola di candidati che le ONG seguono con grande attenzione, perché oltre ad influire sulla direzione politico-diplomatica che prenderà la Farnesina, la nomina del nuovo ministro degli Esteri potrebbe impattare sul profilo del vice ministro degli Esteri che ha la delega sulla cooperazione internazionale, un posto attualmente occupato da Mario Giro e che svolge un ruolo di raccordo fondamentale tra il MAECI e l’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, nonché con le ONG e la società civile.
I firmatari della lettera ricordano che “molto è stato già fatto dal Governo Renzi (e dal Dicastero da lei diretto)” e chiedono “che si prosegua sul solco già tracciato per non dover ricominciare tutto daccapo”. Anzi, “chiediamo un ulteriore scatto in avanti per risolvere questioni ancora aperte e non definite per fare in modo che la legge 125/2014 sia, ad oltre due anni dalla sua entrata in vigore, finalmente applicata”.
Nel concreto, i firmatari della lettera (dall’AOI a Link2007 e il CINI, passando per le diaspore e il mondo delle cooperative), insistono sul “rilancio, anche quantitativo, della nostra Cooperazione allo sviluppo, con l’incremento delle risorse ad essa destinate; il decollo ed il rafforzamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), anche procedendo a concorsi ad hoc per adeguarne l’organico con l’assunzione di nuovi esperti; l’approvazione, da parte dello specifico Comitato Interministeriale (CICS), del ‘documento di programmazione e indirizzo’ (L.125 art 12) della nostra Cooperazione con la definizione delle priorità; infine la piena attivazione e funzionamento del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CNCS)”.
Inoltre, si legge che “il dialogo tra Società Civile e le Istituzioni dovrà continuare ed estendersi anche alla luce dell’Agenda Internazionale nel 2017 in cui il nostro Paese deve giocare un ruolo da protagonista. Pensiamo, in particolare, al Vertice del G7 che si terrà in Italia e la nostra partecipazione nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. Ma non solo. “Nel contesto europeo il nostro Paese può e deve giocare un ruolo fondamentale per affrontare in maniera globale il fenomeno dei flussi migratori. Non muri, bensì canali di dialogo rafforzati con strumenti di dialogo, di cooperazione e di concertazione con i Paesi di origine e di transito”.
“Non vogliamo che tutto ciò si possa arrestare a causa della fase obiettivamente complessa della nostra vita democratica” concludono le ONG e gli altri fimartari della lettera aperta, “ma restiamo convinti assertori che proprio in momenti come questi che le democrazie adulte e coloro che hanno l’onere di governare prestino grande attenzione al ruolo del proprio Paese nei processi e nelle relazioni internazionali, di cui la Cooperazione allo Sviluppo rimane ancora, dopo tanti decenni, lo strumento più incisivo, diretto ed efficace per la soluzione di crisi che sembrano insuperabili”.