In occasione del Vertice di Tallinn, il Coordinamento Italiano NGO Internazionali chiede di rimettere i diritti umani al centro delle politiche migratorie europee.
Roma, 06.07.2017. In occasione del Vertice dei ministri dell’Interno dell’Ue sulle migrazioni, in programma a Tallinn, il CINI (Coordinamento Italiano NGO Internazionali), chiede al governo italiano di non sottrarsi agli obblighi di soccorso e alla responsabilità in materia di assistenza e solidarietà, ma di far sentire la propria voce per richiedere agli altri Stati dell’Unione europea collaborazione e rispetto degli impegni assunti.
A livello europeo, il dibattito sulle migrazioni sembra concentrarsi sui numeri di quella che viene dipinta come un’emergenza insostenibile, sull’azione delle Ong come pull factor e non sull’imperativo umanitario per gli Stati di salvare vite, né tantomeno sui diritti delle persone. Anche il Piano d’Azione della Commissione europea per supportare l’Italia e ridurre il flusso dei migranti dal Nordafrica – presentato il 4 luglio a Strasburgo – ha molti punti critici, a partire dall’intenzione di rafforzare la collaborazione con la Libia per consolidare i controlli sulla frontiera meridionale bloccando i migranti nel deserto. La Libia non può infatti considerarsi un paese sicuro dove poter rinviare i migranti o creare un centro di coordinamento dei soccorsi in mare. Sarebbe un grave errore, delegare la gestione e il controllo dei flussi migratori a un Paese la cui guardia costiera è sotto osservazione da parte della Corte Internazionale Penale dell’Aja per crimini contro l’umanità, perpetrati proprio contro i migranti che cercano di attraversare il territorio libico. Non bisogna infine dimenticare che la Libia è un paese politicamente frammentato e difficilmente tutte le fazioni al potere accetteranno di trasformare la Libia in un “centro di raccolta” dei migranti africani. Solo istituendo dei canali regolari e sicuri si potrebbe pensare ad un accordo che permetta la chiusura delle rotte migratorie irregolari.
Nel suo piano d’azione, la Commissione europea chiede all’Italia di mettere in atto al più presto il decreto Minniti sull’immigrazione, di aumentare i posti nei centri di detenzione e di scrivere un codice di condotta sulle azioni delle Ong. “Il codice di condotta c’è già, ed è quello regolato dal diritto internazionale e del mare: quello che sembra urgente è invece un codice di condotta per l’Europa per evitare le morti nel Mediterraneo, rafforzare la missione di search and rescue ‘istituzionale’ e rimettere al centro delle politiche migratorie dei singoli Stati e dell’Europa il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei migranti”, dichiara Antonio Raimondi, Portavoce del CINI. “I governi stanno occupando principalmente del contrasto all’immigrazione e di regolamentare l’azione delle Ong. Ma se le Ong sono nel Mediterraneo, sotto il coordinamento della guardia costiera italiana, è perché si trovano a coprire una mancanza di responsabilità condivisa, anche per quanto riguarda l’imperativo umanitario di salvare vite in mare”.
Il CINI chiede all’Unione europea e ai suoi stati membri di adottare una nuova politica migratoria centrata su canali di accesso regolari; di non procedere con l’esternalizzazione delle frontiere e del diritto d’asilo; di rispettare e implementare i programmi di resettlement e di relocation (fino ad oggi riservata a quelle nazionalità per cui il tasso di riconoscimento della protezione internazionale è pari o superiore al 75%, sulla base dei dati Eurostat relativi all’ultimo quadrimestre); di sospendere l’accordo di Dublino e introdurre visti umanitari temporanei per accedere ad altri paesi UE.
Solo una seria e convinta politica di cooperazione coerente con politiche migratorie ispirate ai diritti umani potrà permettere di trovare soluzioni dignitose alla tragedia delle morti in mare ed evitare rotte che mettano a rischio le vite di migliaia di persone.