Giusto andare oltre il sistema Dublino, ma serve un cambio di paradigma

Con una lettera aperta il Coordinamento Italiano ONG Internazionali (CINI) e l’ Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) hanno scritto al Premier in merito alla proposta italiana per il prossimo Consiglio Europeo. Tra le criticità il coinvolgimento dei Paesi di transito, l’uso di fondi per lo sviluppo e il sostegno alla Guardia Costiera Libica.

Gentile Presidente Conte,

con questa lettera il CINI, Coordinamento Italiano ONG Internazionali, e AOI, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, intendono condividere con Lei la propria prospettiva su alcuni punti relativi alla dimensione esterna delle politiche migratorie, inclusi nella proposta italiana per il prossimo Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno.

Innanzitutto, la proposta italiana al punto 2 parla di centri di protezione internazionale nei paesi di transito, menzionando il contrasto all’immigrazione illegale sulla frontiera Libia-Niger.

La proposta, di cui non sono chiari i dettagli, sembra comportare il rischio che in questi centri si realizzi la detenzione di migranti e richiedenti asilo, inclusi i minori in famiglia e non accompagnati, il cui trattenimento equivarrebbe a una situazione di detenzione arbitraria e in quanto tale proibita dalla  Convenzione  europea dei diritti dell’uomo e da altri strumenti qualila Convenzione dei diritti dell’Infanzia.

Ricordiamo inoltre che l’istituzione di tali centri necessita dell’assenso dei paesi terzi coinvolti. Il Commissario Avramopoulos stesso ha ammesso pochi giorni fa che ad oggi non c’è paese africano che abbia acconsentito ad ospitare tali centri. Inoltre deve esserci una situazione di stabilità politica sufficiente allatutela dei diritti e, nel caso della Libia, sappiamo come la prospettiva di elezioni entro l’anno rimane lontana e la violenza imperversa. Riteniamo dunque che l’autonomia politica e la ownership dei governi africani debba trovare più piena considerazione da parte europea; così come debba essere garantito il coinvolgimento dei Parlamenti e la trasparenza e pubblicità di eventuali accordi, per favorire un controllo civico da partedelle società civili africane e europee.

In attesa di conoscere maggiori dettagli sulla proposta, CINI e AOI ad oggi ritengono improponibile qualsiasi sistema extraterritoriale di esame delle domande d’asilo che subappalti, filtri o scoraggi l’accesso alla procedura d’asilo; che abbassi glis tandard diprotezione effettiva offerta, inclusi l’accesso al ricorso; che operi in assenza di un impegno inderogabile a reinsediare in Europa coloro che vengono ritenuti bisognosi di protezione internazionale; o che abbassi i livelli di tutela dei diritti di chi è soggetto a rimpatrio.

Infine, la proposta fa apparentemente riferimento al Trust Fund for Africa (TF) come strumento di finanziamento per detti centri. Ricordiamo che il TF è finanziato in modo preponderante con fondi di sviluppo, che dunque non possono essere utilizzati – riteniamo – per finanziare questo tipo di soluzioni, dal momento che esse non sembrano poter contribuire, né formalmente né nella sostanza, a obiettivi di sviluppo. Nel rapporto “Partenariato o condizionalità dell’aiuto?” il CINI, insieme a Concord Europa, si è già espresso in modo analitico in merito ai rischi di deviazione di fondi del TF verso finalità non proprie, oltre che sull’impatto di alcuni interventi sui diritti umani e sulla diminuita efficacia di tali aiuti.

Una seconda area di preoccupazione viene dalla proposta del Governo Italiano di rispondere alla spinta migratoria con il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Europa, in particolare attraverso il rafforzamento della Guardia Costiera libica.

Siamo consapevoli della responsabilità degli Stati Membri e della stessa Unione Europea di controllare le proprie frontiere. Vorremmo tuttavia ricordare che il rafforzamento delle frontiere esterne non è di per ségaranzia di prevenzione dei flussi migratori irregolari e, come già accaduto, può incoraggiare l’uso di vie più lunghe o pericolose, a vantaggio delle reti di trafficanti. Casi di altri paesi ci insegnano infatti che l’impatto della “fortificazione” delle frontiere sui movimenti irregolari è invece limitato, a meno che non sia  combinato con l’apertura di vie regolari d’ingresso consistenti e flessibili: solo l’offerta di vie regolari altera infatti gli incentivi alla migrazioneirregolare.2

Nello specifico, il sostegno alla Guardia Costiera libica appare avventato, dal momento che questo corpo agisce in violazione delle più elementari norme di tutela dei diritti umani, mentre è documentato che suoi comandanti siano implicati nel traffico di esseri umani – e per questo inseriti dalle Nazioni Unite in una lista di soggetti sotto sanzione.

Abbiamo invece apprezzato la proposta del Governo Italiano, al punto 10 della proposta, di riaprire la discussione tra paesi UE sulle quote di ingresso che ciascuno di essi offre per i migranti economici: i flussi migratori verso l’Europa sono flussi misti, e vanno previste vie di accesso regolare diversificate per i diversi profili, inclusi dunque i migranti economici, anche per evitare che venga sovraccaricato il sistema di asilo per mancanza di altre opzioni di ingresso regolari. Riteniamo che la cooperazione internazionale, incluso il TF, possa giocare un forte ruolo nel dare una forma positiva alle modalità in cui la migrazione regolare di fatto avviene, sostenendo programmi di mobilità a tutti i livelli di qualifiche, mettendo in connessione mercati del lavoro diversi, e  ottimizzando l’impatto in termini di sviluppo dei percorsi migratori.

Concordiamo con Lei infine sulla necessità di superare il – di fatto già superato – sistema Dublino. Una proposta già c’è ed è quella presentata dal Parlamento Europeo, che ci aspettiamo venga considerata con l’attenzione che merita.

Le sfide che ci pongono le migrazioni, Presidente, richiedono un cambio di paradigma e una leadership più coraggiosa e lungimirante da parte dell’Italia e del Consiglio Europeo stesso. Noi cittadini europei, insieme a chi per necessità in Europa cerca un nuovo inizio, non meritiamo di meno.

Foto IPP

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