1. La centralità della cooperazione internazionale
La globalizzazione, con i cambiamenti politici, economici, sociali che stanno modificando gli equilibri, le strategie e i rapporti internazionali, ha profondamente mutato la natura stessa della cooperazione internazionale. Oggi, in un mondo in costante e rapida trasformazione, la cooperazione internazionale deve essere uno strumento essenziale di tutta la strategia internazionale dell’Italia, in termini di coerenza, coordinamento ed efficacia delle politiche, per ridare ruolo e credibilità al nostro Paese. Essa ha assunto un’importanza sempre maggiore per dare credibilità ed efficacia al complesso delle politiche internazionali e all’azione esterna del nostro paese a livello bilaterale, nell’ambito europeo e multilaterale. Si tratta di uno strumento fondamentale per la stabilità e la pace e per continuare a garantire all’Italia un ruolo primario nelle sedi internazionali e nel rapporto con i tutti i paesi.
LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE DELL’ITALIA: UNA RISORSA DA VALORIZZARE, MODERNIZZARE, RILANCIARE
BUSAN: Dichiarazione della rappresentante della società civile alla cerimonia conclusiva
Fourth High Level Forum on Aid Effectiveness: Closing Ceremony–Emele Duituturaga, Co‐Chair, Open Forum for CSO Development Effectiveness. Ni sa Bula vinaka and warm Pacific Island greetings. On the behalf of the 300 Civil society representatives at this Forum, we thank the Government and the people of the Republic of Korea for your warm hospitality and standards of excellence in the arrangements for this meeting. Our participation as global citizens has often been marred by detentions of civil society leader at airports, not being allowed to board planes or get past immigration officials. But the smooth entry into Korea was the first good omen that our journey to Busan for a Better world was not in vain.
Leggi la dichiarazione
Forum PD sulla Cooperazione: l’intervento del CINI.
Roma, 21 luglio 2011. Maria Egizia Petroccione – Coordinatrice CINI
Sappiamo tutti fin troppo bene quanto il quadro geopolitico mondiale sia profondamente mutato negli ultimi anni. Le sfide sono ormai globali e richiedono una risposta globale, che la politica può e deve garantire. Il mutato contesto geopolitico impone un ripensamento dell’idea stessa di Cooperazione Internazionale, così come il ripensamento della governance mondiale.
Come risponde l’Italia a queste grandi sfide?
Richiudendosi su se stessa e azzerando di fatto la Cooperazione allo Sviluppo. Le attività di cooperazione internazionale del nostro paese hanno raggiunto, negli ultimi anni, i minimi storici: non siamo mai scesi ad un livello così basso di impegno. I dati sullo stato dell’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia, pubblicati dall’OCSE, sono la dimostrazione del drammatico stato in cui versa la cooperazione allo sviluppo nel nostro Paese.
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AIDWATCH: 2010 COLPITA, ITALIA AFFONDA L’EUROPA
Sintesi del rapporto AIDWATCH 2011 – Maggio 2011
Guardando al 2015, al di là della deludente prestazione del 2010, si prevede che l’aiuto europeo crescerà molto più lentamente di quanto sarebbe necessario per raggiungere l’obiettivo dello 0,7% del PIL fissato per il 2015. Stando alle proiezioni e in base alle attuali tendenze, lo scarto collettivo non farà che aumentare ogni anno fino al 2015. In base alle previsioni l’entità dell’aiuto in proporzione al PIL nel 2015, – anno che rappresenta la scadenza ultima per raggiungere gli Obiettivi del Millennio – raggiungerà un deludente 0,45%. I maggiori responsabili di un tale scarto sono l’Italia (che si appresta a ridurre significativamente i già bassi livelli di APS/PIL e arriverà ad uno scioccante 0,09% nel 2015); la Francia e la Germania (che realizzeranno solo il 60 % degli impegni presi entro il 2015); e l’Austria (che manterrà i modesti livelli di APS/PIL stabili intorno allo 0,32%). Infine si prevede che la Danimarca, che sinora era stata uno dei Paesi con la migliore prestazione, congelerà l’aiuto in termini nominali, non raggiungendo l’obiettivo nazionale dello 0,8% per i prossimi cinque anni.
Rapporto AidWatch 2011
In contemporanea con il lancio in tutta Europa, è stato presentato il 19 maggio in Italia il quinto rapporto Aidwatch 2011, elaborato dalla Confederazione europea di ONG CONCORD. Nel rapporto Aidwatch, CONCORD stila per i 27 paesi dell’Unione Europea la valutazione delle politiche di lotta alla povertà, con le raccomandazioni da seguire per ogni Paese membro.
LA RECESSIONE NON TOCCA LE ARMI NONOSTANTE LA CRISI E IL BEL PAESE NON STA A GUARDARE
Articolo di Riccardo Troisi, Presidente ReOrient, presentato in occasione della Conferenza CINI “Coerenza delle politiche per lo sviluppo: a che punto è l’Italia? Obiettivi, Strategie, Strumenti.” Febbraio, 2010.
L’Italia: le spese militari ed il suo export militare
È veramente paradossale, nonostante la crisi economica globale, le spese per gli armamenti a livello mondiale sono aumentate del 5,9% nel 2009 e del 49% rispetto solo a dieci anni fa, per un totale di 1531 miliardi di dollari. Gli ultimi dati del rapporto annuale su armamenti, disarmo e sicurezza internazionale presentati un mese fa dall’Istituto di ricerca internazionale sulla pace di Stoccolma (Sipri) non lasciano dubbi “Gli effetti generali della crisi finanziaria globale e la recessione economica – dice il rapporto – sembra abbiano avuto un limitato impatto sulle spese militari con gli Stati Uniti (dove la crisi è stata generata, ndr) che hanno contato per gran parte della spesa per nuove armi”. Il governo di Washington è stato quello che più degli altri ha aumentato i fondi a disposizione del settore militare e a livello globale ha contato per il 43% di tutte le transazioni.
Regolamentare la finanza: cos’altro stiamo aspettando?
Articolo di Andrea Baranes, Portavoce Campagna 005, presentato in occasione della Conferenza CINI “Coerenza delle politiche per lo sviluppo: a che punto è l’Italia? Obiettivi, Strategie, Strumenti.” Febbraio, 2010.
A tre anni dallo scoppio della peggiore crisi finanziaria della storia recente, a due dal fallimento di Lehman Brothers e dopo il moltiplicarsi di vertici internazionali, dal G20 in poi, cosa è stato fatto per riformare il sistema finanziario? Nel 2006 il 30% delle operazioni sui mercati finanziari erano eseguite da algoritmi di computer senza alcun intervento umano. Nel 2010 queste operazioni, che si concludono spesso nell’arco di pochi millesimi di secondo e che non hanno alcun rapporto con l’economia reale, erano aumentate al 60% del totale.
DOCUMENTO CINI: FINANZIARIA 2011, AIUTO ALLO SVILUPPO SOLO GRAZIE ALL’EUROPA
2010: un anno perduto per la cooperazione allo sviluppo
Nel 2010 l’aiuto pubblico italiano sul prodotto interno lordo (APS/PIL) potrebbe arrivare attorno allo 0,20%[1], un aumento del 25% rispetto all’anno precedente. Questo consistente incremento è dovuto più alle scelte di tutta la comunità dei donatori, cui l’Italia s’è allineata, che ad una volontà del nostro Paese di iniziare a saldare gli arretrati accumulati. Infatti se nel 2010 non verrà perfezionata la cancellazione del debito della Repubblica Democratica del Congo, l’aiuto pubblico del nostro Paese precipiterà allo 0,15% del PIL, praticamente lo stesso livello del 2009.
Alla fine del 2010, i livelli di aiuto nell’Europa a 27 raggiungeranno lo 0.46% del PIL (lo 0,48% nell’Europa a 15) lontani dall’obiettivo collettivo dello 0,56% stabilito nel 2005, con un ammanco di circa 11 miliardi di euro rispetto a quanto promesso. La maggior parte di questo deficit dipende dai tre grandi Stati membri: l’Italia (40%), la Germania (23%) e la Francia (7,5%). Se non verrà cancellato il debito alla Repubblica Democratica del Congo, l’ammanco sarà ancora maggiore.
FIRMA L’APPELLO “IO NON CI STO”
Se entrerà in vigore la nuova “Legge per la stabilità” che limita il 5 per 1.000, tutte le organizzazioni del terzo settore subiranno un taglio dei fondi del 75%.
AIDWATCH 2010 – Il profilo dell’Italia
L’Italia sarà in grado di raggiungere l’obiettivo europeo per l’aiuto pubblico allo sviluppo
previsto per il 2010? NO.
Quantità dell’aiuto
Nel 2009, l’anno della presidenza italiana del G8, l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dell’Italia si è contratto del 31%, una riduzione superiore a quella della Grecia, riducendosi allo 0,16% del PIL. Si tratta del livello più basso dal 2004 che pone il nostro Paese all’ultimo posto nell’Europa dei 15 e ai suoi pari G7, paragonabile alla quantità di aiuto messa a disposizione da nuovi stati membri, come Malta e Cipro. L’Italia sarà la maggiore responsabile del mancato raggiungimento dell’obiettivo europeo per l’aiuto allo sviluppo dello 0,56% sul PIL, con 40% dell’ammanco europeo rispetto a quanto promesso nel 2005.