La Cooperazione Internazionale dell’Italia: una risorsa da valorizzare, modernizzare, rilanciare.

Roma 19/01/2012

APPELLO

All’attenzione di:
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica
Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri
Presidenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato
Membri delle Commissioni Esteri di Camera e Senato

Il CINI sostiene con convinzione la decisione del governo Monti di nominare un Ministro dedicato alla Cooperazione Internazionale. E’ una scelta lungimirante, in linea con una visione dei rapporti internazionali condivisa dalla maggior parte dei paesi OCSE. Si tratta di una importante opportunità da cogliere per contribuire a rilanciare il profilo dell’Italia sul piano internazionale. Tuttavia, a due mesi dalla formazione del Governo, le modifiche normative necessarie a rendere effettivi i poteri del Ministro non sono state adottate.
Il CINI sollecita nuovamente il Governo ad agire coerentemente e a prendere i provvedimenti necessari affinché in tempi rapidi siano attribuite le opportune competenze al Ministro della Cooperazione Internazionale, per dare al Paese un effettivo strumento di politica internazionale. Il CINI invita inoltre il Parlamento a riavviare il percorso legislativo che porti ad una riforma organica e complessiva del sistema di cooperazione dell’Italia. Per rilanciare il dibattito su questo tema il CINI organizza il 1 Marzo 2012 a Roma, la Conferenza “La Cooperazione Internazionale dell’Italia: una risorsa da valorizzare,  modernizzare, rilanciare”.

CINI – Coordinamento Italiano Network Internazionali – composto dalle ONG Actionaid, AMREF, Save the Children, Terre des hommes, VIS e World Vision, conta oltre un milione di sostenitori in Italia ed ha all’attivo centinaia di progetti di sviluppo in tutto il mondo.

BUSAN: Dichiarazione della rappresentante della società civile alla cerimonia conclusiva

Fourth High Level Forum on Aid Effectiveness: Closing Ceremony–Emele Duituturaga, Co‐Chair, Open Forum for CSO Development Effectiveness. Ni  sa  Bula  vinaka  and  warm  Pacific  Island  greetings.  On  the  behalf  of  the  300  Civil  society  representatives  at  this  Forum,  we  thank  the  Government  and  the  people  of  the  Republic  of  Korea  for  your  warm hospitality  and  standards  of  excellence  in  the  arrangements  for  this  meeting.  Our  participation  as  global  citizens  has  often  been  marred  by  detentions  of  civil  society  leader  at  airports,  not  being  allowed  to  board  planes  or  get  past  immigration  officials.  But  the  smooth  entry  into  Korea  was  the  first  good  omen  that  our  journey  to  Busan  for  a  Better  world  was not in vain.
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Lettera-appello al Presidente Giorgio Napolitano

Illustrissimo e caro Presidente Napolitano,

siamo un gruppo di cinquanta associazioni, ONG e sindacati che hanno dato vita alla “Campagna ZeroZeroCinque”: un’iniziativa della società civile italiana a sostegno dell’applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) per contrastare le speculazioni e per recuperare risorse da destinare allo sviluppo sociale, alla lotta alla povertà, alla tutela dell’ambiente e dei beni comuni.
Come è stato dimostrato da eminenti economisti e istituzioni, l’applicazione di un modesto prelievo (non superiore allo 0,05%) all’enorme numero di transazioni che ogni giorno avvengono sui mercati internazionali, avrebbe un duplice risultato: da una parte, generare risorse ingenti per risanare i bilanci degli Stati e dall’altra scoraggiare le operazioni di natura speculativa, arginando il rischio di nuove crisi.
La proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie è oggi sostenuta da vari Governi e Parlamenti e dalla stessa Commissione Europea, nonché da un vasto movimento mondiale, di cui la nostra Campagna è una delle tante espressioni.
Il Governo Italiano non si è mai pronunciato ufficialmente su questa misura nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, non consentendo a noi come promotori, e alle migliaia di cittadini che hanno aderito alla mobilitazione Zerozerocinque, di conoscere la posizione dell’Italia in merito alla discussione in corso in Europa e nelle altre sedi internazionali.
Ci appelliamo, a Lei, caro Presidente, perché siamo certi del Suo interesse verso un’iniziativa che può rappresentare una soluzione concreta all’emergenza causata dalla crisi economica.
Siamo disponibili, qualora i Suoi molteplici impegni lo consentissero, ad incontrarLa per illustrarLe le nostre ragioni e i contenuti tecnici della nostra proposta.
In tale attesa, Le porgiamo i nostri saluti più cari unitamente ai sensi della nostra profonda stima,
Andrea Baranes
Portavoce della Campagna ZeroZeroCinque

Lettera_Napolitano_25.08.11

Forum PD sulla Cooperazione: l’intervento del CINI.

Roma, 21 luglio 2011. Maria Egizia Petroccione – Coordinatrice CINI
Sappiamo tutti fin troppo bene quanto il quadro geopolitico mondiale sia profondamente mutato negli ultimi anni. Le sfide sono ormai globali e richiedono una risposta globale, che la politica può e deve garantire. Il mutato contesto geopolitico impone un ripensamento dell’idea stessa di Cooperazione Internazionale, così come il ripensamento della governance mondiale.
Come risponde l’Italia a queste grandi sfide?
Richiudendosi su se stessa e azzerando di fatto la Cooperazione allo Sviluppo. Le attività di cooperazione internazionale del nostro paese hanno raggiunto, negli ultimi anni, i minimi storici: non siamo mai scesi ad un livello così basso di impegno. I dati sullo stato dell’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia, pubblicati dall’OCSE, sono la dimostrazione del drammatico stato in cui versa la cooperazione allo sviluppo nel nostro Paese.
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AIDWATCH: 2010 COLPITA, ITALIA AFFONDA L’EUROPA

Sintesi del rapporto AIDWATCH 2011 – Maggio 2011
Guardando al 2015, al di là della deludente prestazione del 2010, si prevede che l’aiuto europeo crescerà molto più lentamente di quanto sarebbe necessario per raggiungere l’obiettivo dello 0,7% del PIL fissato per il 2015. Stando alle proiezioni e in base alle attuali tendenze, lo scarto collettivo non farà che aumentare ogni anno fino al 2015. In base alle previsioni l’entità dell’aiuto in proporzione al PIL nel 2015, – anno che rappresenta la scadenza ultima per raggiungere gli Obiettivi del Millennio – raggiungerà un deludente 0,45%. I maggiori responsabili di un tale scarto sono l’Italia (che si appresta a ridurre significativamente i già bassi livelli di APS/PIL e arriverà ad uno scioccante 0,09% nel 2015); la Francia e la Germania (che realizzeranno solo il 60 % degli impegni presi entro il 2015); e l’Austria (che manterrà i modesti livelli di APS/PIL stabili intorno allo 0,32%). Infine si prevede che la Danimarca, che sinora era stata uno dei Paesi con la migliore prestazione, congelerà l’aiuto in termini nominali, non raggiungendo l’obiettivo nazionale dello 0,8% per i prossimi cinque anni.

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Rapporto AidWatch 2011

In contemporanea con il lancio in tutta Europa, è stato presentato il 19 maggio in Italia il quinto rapporto Aidwatch 2011, elaborato dalla Confederazione europea di ONG CONCORD. Nel rapporto Aidwatch, CONCORD stila per i 27 paesi dell’Unione Europea la valutazione delle politiche di lotta alla povertà, con le raccomandazioni da seguire per ogni Paese membro.

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LA RECESSIONE NON TOCCA LE ARMI NONOSTANTE LA CRISI E IL BEL PAESE NON STA A GUARDARE

Articolo di Riccardo Troisi, Presidente ReOrient, presentato in occasione della Conferenza CINI “Coerenza delle politiche per lo sviluppo: a che punto è l’Italia? Obiettivi, Strategie, Strumenti.” Febbraio, 2010.
L’Italia: le spese militari ed il suo export militare
È veramente paradossale, nonostante la crisi economica globale, le spese per gli armamenti a livello mondiale  sono aumentate del 5,9% nel 2009 e del 49% rispetto solo a dieci anni fa, per un totale di 1531 miliardi di dollari. Gli ultimi dati del rapporto annuale su armamenti, disarmo e sicurezza internazionale presentati  un mese fa dall’Istituto di ricerca internazionale sulla pace di Stoccolma (Sipri) non lasciano dubbi  “Gli effetti generali della crisi finanziaria globale e la recessione economica – dice il rapporto – sembra abbiano avuto un limitato impatto sulle spese militari  con gli Stati Uniti (dove la crisi è stata generata, ndr) che hanno contato per gran parte della spesa per nuove armi”. Il governo di Washington è stato quello che più degli altri ha aumentato i fondi a disposizione del settore militare e a livello globale ha contato per il 43% di tutte le transazioni.

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Regolamentare la finanza: cos’altro stiamo aspettando?

Articolo di Andrea Baranes, Portavoce Campagna 005, presentato in occasione della Conferenza CINI “Coerenza delle politiche per lo sviluppo: a che punto è l’Italia? Obiettivi, Strategie, Strumenti.” Febbraio, 2010.
A tre anni dallo scoppio della peggiore crisi finanziaria della storia recente, a due dal fallimento di Lehman Brothers e dopo il moltiplicarsi di vertici internazionali, dal G20 in poi, cosa è stato fatto per riformare il sistema finanziario? Nel 2006 il 30% delle operazioni sui mercati finanziari erano eseguite da algoritmi di computer senza alcun intervento umano. Nel 2010 queste operazioni, che si concludono spesso nell’arco di pochi millesimi di secondo e che non hanno alcun rapporto con l’economia reale, erano aumentate al 60% del totale.

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DOCUMENTO CINI: FINANZIARIA 2011, AIUTO ALLO SVILUPPO SOLO GRAZIE ALL’EUROPA

2010: un anno perduto per la cooperazione allo sviluppo

Nel 2010 l’aiuto pubblico italiano sul prodotto interno lordo (APS/PIL) potrebbe arrivare attorno allo 0,20%[1], un aumento del 25% rispetto all’anno precedente. Questo consistente incremento è dovuto più alle scelte di tutta la comunità dei donatori, cui l’Italia s’è allineata, che ad una volontà del nostro Paese di iniziare a saldare gli arretrati accumulati. Infatti se nel 2010 non verrà perfezionata la cancellazione del debito della Repubblica Democratica del Congo, l’aiuto pubblico del nostro Paese  precipiterà allo 0,15% del PIL, praticamente lo stesso livello del 2009.

Alla fine del 2010, i livelli di aiuto nell’Europa a 27 raggiungeranno lo 0.46% del PIL (lo 0,48% nell’Europa a 15) lontani dall’obiettivo collettivo dello 0,56% stabilito nel 2005, con un ammanco di circa 11 miliardi di euro rispetto a quanto promesso. La maggior parte di questo deficit dipende dai tre grandi Stati membri: l’Italia (40%), la Germania (23%) e la Francia (7,5%). Se non verrà cancellato il debito alla Repubblica Democratica del Congo, l’ammanco sarà ancora maggiore.

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FIRMA L’APPELLO “IO NON CI STO”

Se entrerà in vigore la nuova “Legge per la stabilità” che limita il 5 per 1.000, tutte le organizzazioni del terzo settore subiranno un taglio dei fondi del 75%.

Vai sul sito www.iononcisto.org e firma l’appello per eliminare il tetto al 5 per 1.000